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Dopo l’illustrazione della manovra, che avevamo atteso con rispetto e senza giudizi preventivamente negativi, ora ci tocca esprimere una profonda contrarietà a quanto emerso nei singoli provvedimenti. Si tratta di una manovra che colpisce le fasce più deboli del paese, già ampiamente penalizzate dalla crisi, mentre esenta le grandi ricchezze e, addirittura, favorisce i maggiori responsabili della crisi stessa. Siamo nettamente contrari alla stangata sulla prima casa, sia per la reintroduzione indiscriminata dell’Ici che per la rivalutazione delle rendite catastali. Intanto, non si introduce neppure una blanda tassazione sui patrimoni. Al contrario si aumenta l’IVA!
La cosiddetta riforma delle pensioni in realtà taglia da subito gli adeguamenti alla crescita del costo della vita, allunga ingiustamente l’età per tutti, non distinguendo tra i differenti tipi di lavoro, non introduce nessuna misura che garantisca la pensione a chi oggi è giovane, spesso precario o disoccupato. In questo contesto, con lavoratori ultracinquantenni che stanno perdendo il lavoro e che dovranno aspettare troppi anni per raggiungere la pensione, le più colpite sono le donne, costrette, in un momento in cui si taglia ulteriormente la spesa sociale, a sobbarcarsi il maggior peso familiare della crisi.
Tra le tante misure che non ci convincono ce n’è una che giudichiamo potenzialmente devastante. Si tratta della garanzia dello Stato per le passività bancarie, con scadenza da tre mesi fino a cinque anni, o a sette anni per le obbligazioni bancarie garantite! Non è vero che è stato fatto in tutta Europa: è una misura che è stata applicata solo dall’Irlanda e che ha portato quel paese al fallimento. Le banche possono essere garantite, mentre i cittadini devono tirare la cinghia.
Sul versante della crescita non c’è nulla, a parte l’ennesimo regalo alle imprese con la deduzione dell’Irap. Nulla sul disastroso dissesto idrogeologico. Nulla sul Sud. Nulla sul bonus per l’incentivo alle energie rinnovabili. Nulla per rilanciare la competitività attraverso gli investimenti in innovazione e sviluppo.
Appare poi risibile, se non fosse anche preoccupante, l’abolizione delle giunte provinciali e la riduzione dei consigli. Rimangono le province come struttura prefettizia, con tanto di presidente podestà, mentre l’unica cosa è il taglio della rappresentanza e la riduzione della democrazia. Si taglia la democrazia ma non i veri costi e privilegi della politica. Tutto ciò che aveva promesso Monti sul versante dei sacrifici c’è, mentre su crescita ed equità davvero nulla. Intanto la Pdl incassa e, come temevamo, nulla si è fatto sull’asta delle frequenze (che da sola avrebbe portato in cassa alcuni miliardi di euro) e sulla patrimoniale.
Proponiamo per domenica 11 dicembre una giornata di mobilitazione straordinaria per informare ed ascoltare i cittadini. Il Coordinamento nazionale di Sinistra Ecologia Libertà intende avviare immediatamente un largo processo di consultazione con le forze sociali, politiche ed istituzionali per chiedere che si cambi radicalmente il contenuto dei provvedimenti e che in Parlamento si avvii un confronto vero, evitando la pantomima di una discussione sotto il capestro dell’emergenza.