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Le domande dei presenti e le risposte dei relatori*

di Angelo Moreschini, 2012

Dopo le relazioni di Bevilacqua e Cacciari sono intervenuti alcuni cittadini presenti, ponendo delle domande attorno alle seguenti questioni:

- intervenire sul sistema fiscale per far pagare la crisi a chi in questi anni si è più arricchito

- definire la direzione di ricerca e azione di un diverso modello di sviluppo non col termine “decrescita”, che pone l’accento sull’aspetto negativo, su ciò che non deve essere più, bensì in termini positivi di una società migliore

- costruire una politica fondata meno sui partiti e sulla politica istituzionale, più sull’azione sociale e sulla democrazia diretta.

1. Le risposte riguardanti il prelievo fiscale

Cacciari
sostiene che si possa utilizzare la leva fiscale non solo per far pagare di più chi ha di più, ma anche per favorire lo sviluppo di buone pratiche ecologiche e sociali attraverso la defiscalizzazione. Questo può avvenire sia a livello centrale che locale. E anche in periodi di crisi come l’attuale. Ad esempio incentivando interventi per l’efficienza energetica delle case (coibentazione) e la produzione diretta, domiciliare, di energia (impianti fotovoltaici e solare termico). Oppure come hanno fatto a Cremona, dove il Comune, non avendo più le risorse, a causa dei tagli del governo, per la manutenzione della città e gli interventi di assistenza alla persona, d’intesa con la Caritas, il mondo del volontariato, le organizzazioni sindacali, ha emanato un bando pubblico per ricercare cittadini che avessero tempo e competenze per svolgere tali lavori, dando in cambio delle detrazioni sui tributi comunali.

Bevilacqua mette in evidenza come le politiche neoliberiste – di cui ha accennato nel primo intervento - hanno sostenuto la liberazione dell'economia dallo Stato, la privatizzazione dei servizi pubblici, le liberalizzazioni e, a livello fiscale, la riduzione della progressività delle imposte, ritenendo che abbassando le tasse ai più ricchi, questi con i soldi risparmiati avrebbero aumentato gli investimenti e con essi l’occupazione. Le politiche neoliberiste si basano sull’assunto che favorendo la libertà di mercato si ingenera nel lungo periodo una generale crescita dell'economia, in termini di PIL, si attiva un ciclo virtuoso che accresce il livello di benessere non solo delle classi agiate ma anche delle grandi masse. La realtà è sotto gli occhi di tutti: i ricchi, a cui lo stato ha ridotto le imposte, non hanno creato lavoro. Al contrario hanno delocalizzato le produzioni e licenziato, oppure hanno investito in titoli di stato, cioè hanno prestato soldi allo stato, contribuendo a realizzare la speculazione finanziaria attuale.

Certo che l’uscita dalla crisi passa anche per la tassazione dei patrimoni, ossia per la piena applicazione dell’art. 53 della Costituzione: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività".

2. Le risposte riguardanti la decrescita

Bevilacqua
è d’accordo con le perplessità espresse. Anche lui preferirebbe definire non in senso negativo ma positivo questa ricerca, magari utilizzando il concetto di beni comuni, carico di tanti aspetti fondamentali della vita biologica e sociale di ogni persona, denso di rimandi storici all’appropriazione da parte dei possidenti di beni che appartenevano a tutta la comunità, “espressione di un bisogno soggettivo degli individui di riscoprire il tessuto sociale connettivo che li può strappare all’isolamento e all’atomizzazione senza coartare la loro libertà”.

Cacciari, invece, la difende. Come la “nonviolenza” è una parola che non rimanda semplicemente all’assenza di violenza ma definisce un orizzonte di valori e di pratiche positive, così la “decrescita” può indicare sia la pars destruens, demolire il tabù della crescita quantitativa della produzione di merci e del PIL come indicatore del benessere individuale e collettivo, sia la pars costruens: la costruzione di una società fondata sul buon-vivere, sull’essere e non sull’avere.

Sono state avanzate numerose definizioni della società che vorremmo: la sobrietà, la convivialità (Illich), la semplicità volontaria (Gandhi), ma si preferisce usare “decrescita” perché ha un maggiore impatto nella critica all’assurdità di una crescita illimitata in un mondo finito, che può portare alla fine della vita sociale. In biologia, tutte le forme viventi hanno una crescita limitata, in grado di essere sopportata dal contesto ambientale in cui vivono. Le uniche cellule che hanno una crescita incontrollata, esponenziale, sono le cellule tumorali.

3- Le risposte riguardanti la crisi dei partiti e la costruzione di una nuova politica dal basso

Entrambi i relatori
sottolineano l’importanza delle buone pratiche partecipative, degli stili di vita, dei movimenti dal basso. Ad esempio l’importanza dei Gruppi d’Acquisto Solidali, GAS; soprattutto se realizzano collegamenti diretti con gli agricoltori, locali o dei Paesi del Sud del mondo, sostenendo iniziative di contadini e artigiani di economia solidale per l'autosviluppo dei territori. In questo modo i consumatori diventano co-produttori e orientano una parte dell’economia locale.

Cacciari sottolinea che i partiti non dovrebbero pensare solo alle elezioni, ma soprattutto dovrebbero essere partiti sociali, attivi nella società, al servizio delle buone pratiche e delle lotte dei movimenti.

Bevilacqua afferma che, per lo più, i partiti sono diventati “agenzie di promozione elettorale”. Questo non significa che si deve accettare tale trasformazione e rinunciare ad avere una rappresentanza politica delle istanze di cambiamento nelle istituzioni dello stato, nelle sue articolazioni territoriali e nazionali.

*sintesi non rivista dai relatori

 
 
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