|
Il consiglio comunale approva i nuovi valori per l’affrancazione dei terreni e dei fabbricati dell’Opera Pia Ospedale San Sebastiano. Fortissimi aumenti e inadeguate riduzioni per chi affranca subito. L’obiettivo dell’amministrazione comunale è quello di fare cassa, ma per come è perseguito rischia di far rimanere tutto com’è.
Dal 1977 sono stati trasferiti per legge al Comune i beni immobili dell’Opera Pia Ospedale San Sebastiano, ente di cura e assistenza operante dal 1626 che nel corso dei secoli aveva accumulato terre e fabbricati attraverso le donazioni dei castellani. Beni poi concessi in enfiteusi ai privati, i quali ancora oggi dovrebbero pagare un canone annuo oppure, se ne volessero entrare in pieno possesso, dovrebbero affrancarli.
Nel 1999 la giunta comunale deliberò modalità e costi dell’affrancazione. Negli ultimi anni, però, ci sono state ripetute norme, a partire dalla sentenza 143/1997 della Corte costituzionale, che hanno dichiarato illegittimo il metodo di calcolo basato sul reddito dominicale del terreno come valore di riferimento, perché non rispondente al valore di mercato del bene su cui grava il livello.
La precedente giunta aveva dato incarico al Perito Demaniale del Comune di approfondire il problema e di indicare criteri e parametri per la determinazione del canone enfiteutico aggiornato per l’affrancazione dei beni dell’Opera Pia. La proposta è stata discussa nel Consiglio comunale del 22 dicembre 2011. Essa riguarda tre categorie di beni:
1) per i terreni agricoli prevede che il canone enfiteutico sia pari ad un ventesimo del Valore Agricolo Medio (VAM) stabilito dall’Agenzia del Territorio e consultabile sul suo sito. Nel 2010 tale valore era pari ad €0,50 al mq. Il canone annuo si ottiene, quindi, moltiplicando la superficie del terreno per tale indice. Ne consegue che un appezzamento di 10.000 mq dovrebbe pagare un canone annuo pari a €5.000,00. Per affrancare il terreno agricolo occorre pagare un corrispettivo pari a 20 annualità maggiorato di 5 annualità per i canoni non versati. Tornando all’esempio precedente, per affrancare un terreno agricolo di 10.000 mq si dovrebbe pagare 25 volte €5.000, ossia 125.000 euro;
2) per i terreni edificabili prevede che il canone enfiteutico sia pari ad un ventesimo del valore ICI della zona in cui il terreno è situato;
3) per i terreni edificati e per gli edifici sarà pari ad un ventesimo del valore ICI calcolato sulla base del reddito catastale dell’immobile.
Come è facile dedurre i costi delle affrancazioni diventano molto alti. Questo aumento, per non creare una forte sperequazione tra i cittadini che hanno affrancato con il vecchio calcolo molto meno oneroso? e i futuri cittadini a cui si applicherà il nuovo metodo, ha bisogno di un’applicazione graduale, che va attentamente valutata.
Invece la maggioranza, prima ha messo agli atti un documento dove si diceva che con successiva deliberazione consiliare si sarebbero definite eventuali riduzioni; poi ha convocato una commissione per il giorno precedente al consiglio che ha elaborato delle proposte pasticciate messe in votazione il giorno dopo. Esse prevedono delle riduzioni fino al 15% per i cittadini che presenteranno domanda d’affrancazione, pagando con il nuovo sistema, entro il 31.12.2012.
I consiglieri dell’Unione di centrosinistra hanno chiesto di rinviare il punto per diversi motivi:
1) innanzitutto perché agli atti del consiglio non vi erano le proposte di riduzione presentate in aula.
2) poi per valutare meglio i nuovi metodi di calcolo facendo delle simulazioni concrete.
3) infine, per mettere a punto dei correttivi ad un aumento così consistente, ad esempio:
- incrementando le riduzioni;
- dando un tempo maggiore per l’affrancazione;
- agevolando chi volesse intraprendere su tali terreni nuove attività agricole (agriturismo, energia verde, fattorie sociali, produzioni tipiche biologiche) in modo da rendere conveniente e stimolante affrancare subito, altrimenti il rischio è che lo facciano in pochi e la situazione non cambi.
La maggioranza, e in particolare il suo presidente del consiglio, preoccupata soltanto di far cassa (ma così rischiano di ottenere ben poco), ha mostrato una netta chiusura sia al rinvio che alle modifiche proposte. Di fronte a ciò, l’opposizione ha votato contro.