Inaugurazione cippo Caduti
Intervento del Sindaco Pino Salinetti
Castel Madama, 22 gennaio 2011
Con l’inaugurazione di questo cippo abbiamo voluto rispettare l’impegno assunto di dare una sede decorosa al ricordo dei caduti di Nassiriya e di tutte le vittime della violenza e della guerra da parte della comunità castellana.
Abbiamo voluto un ricordo semplice, non un monumento retorico perché vorremmo che esso comunichi l’essenziale: delle vite sono state spezzate con la forza, questo non è giusto e non deve più accadere.
Noi vorremmo che questi monumenti non si costruissero più, perché non si dovrebbe morire per un atto violento, per una guerra; perché dovremmo imparare a convivere pacificamente, imparare a risolvere i conflitti tra persone, tra fazioni, tra classi, tra nazioni in modo non violento, senza morti; perché è giusto che ognuno di noi e che l’umanità intera si ponga l’obiettivo, e l’abbia presente ogni momento, di cacciare via dalla storia la violenza e la guerra, l’uccidere e l’essere uccisi.
Non possiamo e non dobbiamo più credere
che la guerra c’è sempre stata e sempre ci sarà;
che la prepotenza del più forte sul più debole c’è sempre stata e sempre ci sarà;
che la violenza, come scorciatoia per non affrontare la fatica e il rischio dell’ascolto e del dialogo con l’altro e con le sue ragioni, c’è sempre stata e sempre ci sarà;
che qualsiasi persona o gruppo o nazione, quando si trova in determinate situazioni, non possa fare altro che agire violentemente.
Non è possibile continuare a credere all’ineluttabilità, all’inevitabilità del ricorso alla violenza e alla guerra.
Il vero progresso umano non è quello tecnologico.
Il vero progresso umano sarebbe liberarsi dalla violenza, imparare a rispettarsi l’un l’altro;
sentirsi e riconoscersi profondamente come membri della stessa umanità;
assumere che la propria libertà ha come limite assolutamente invalicabile il rispetto della vita di ogni altra persona.
Questo masso, questa roccia nuda, ci ricordi che 28 persone sono state uccise a Nassiriya, altre in Afghanistan muoiono ancora, altre vengono uccise qui, lungo le strade, in casa o in campagna.
Che il ricordo di esse si trasformi in una preghiera, in un saluto verso gli uccisi. E, soprattutto, che non ci faccia abituare alla morte violenta e alla guerra, ma ci spinga a cambiare, a imparare a vivere e a convivere in pace.
Vorremmo che questo semplice monumento sia un messaggio di speranza, affinché nel futuro la pace prevalga sempre sulla risoluzione violenta dei conflitti, come recita la nostra Costituzione scritta, come sapete, subito dopo la seconda guerra mondiale, la più atroce che sia stata mai combattuta.
Credo che il modo migliore che abbiamo per onorare la memoria dei Caduti sia quello di trarre dal loro sacrificio, la forza e l’impegno per costruire una società migliore, un mondo di pace.
Credo che questo sia ciò che tutte le persone, civili o militari, vittime della violenza e della guerra, avrebbero voluto per i loro figli.
Credo che questo sia il modo migliore per dimostrare loro il nostro affetto e la nostra riconoscenza.
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Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie
Alunni della 3A e 3B della Scuola Media dell’Istituto Comprensivo di Castel Madama
Messaggio letto dall’alunna Giorgiana Castel Madama, 22 gennaio 2011
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”,
queste nove parole così suggestive ci sembrano le più appropriate per ricordare i caduti di Nassiriya, ai quali è stato dedicato questo parcheggio; nove parole che hanno definito per sempre la disperata condizione del soldato di ieri, di oggi e speriamo non del domani.
Noi però non vogliamo dedicare la nostra attenzione solo ai caduti di Nassiriya, ma anche a tanti altri giovani che ogni giorno sono vittime di violenze. Ogni volta che sentiamo di ragazzi che perdono la vita così tragicamente, ci rendiamo conto di quanto essa sia importante ma di quanto ormai conti poco.
Dovremmo invece riscoprire quanto unico, prezioso e insostituibile sia il dono della vita!
Vogliamo approfittare di questo momento per chiederci e chiedere agli adulti, che dovrebbero costruire insieme a noi il nostro futuro, un impegno concreto, per individuare percorsi finalizzati ad una prospettiva di vita e non di morte.
Siamo convinti che, senza la solidarietà, la condivisione, il sano senso di appartenenza, per noi giovani non ci saranno sbocchi né al livello affettivo, né al livello lavorativo. Siamo altresì convinti che la guerra non può essere per noi un valore, ma solo una momentanea terribile tragedia da evitare con ogni mezzo.
Viviamo in una piccola comunità ancora in parte protetta, ci conosciamo tutti, conosciamo le difficoltà delle nostre famiglie e dei nostri giovani che spesso subiscono lo spirito del tempo e divengono vittime di sopraffazione, violenza e intolleranza. Dovrebbe quindi essere più facile riscoprire tutti la gioia dello stare insieme, dell’aiutarci quando ce n’è bisogno, del sostenerci nei momenti di difficoltà, valori che in passato sono stati alla base della nostra comunità e che il consumismo sfrenato, la competizione, l’indifferenza e soprattutto l’individualismo stanno offuscando, allontanandoci, dividendoci, isolandoci.
Dovremmo, in conclusione, sentirci tutti più “fratelli”, parola che Ungaretti, il poeta soldato che dopo aver scelto la guerra ne denunciò gli orrori, ripete più volte, come se nei suoni che la compongono si nascondesse il segreto dell’amore umano e quindi il vero senso della vita:
fratelli
…parola tremante nella notte
foglia appena nata
nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo
presente alla sua
fragilità.
fratelli.
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