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Arrivederci senso unico!

di Massimiliano Tatti

E’ tempo di bilanci. Si è consumato un dramma senza clamore. In Italia sulle strade ogni giorno muoiono 12 persone compresi automobilisti, passeggeri e pedoni a causa di 590 incidenti.

Il 76% degli incidenti avviene nelle strade urbane causando la morte di 1.892 persone (il 44%) e il ferimento di 223.166 persone (il 73%). Le cause di incidente sulle strade urbane sono il mancato rispetto delle regole di precedenza (20%), la guida distratta (15%), l’eccessiva velocità (9%), le manovre scorrette degli automobilisti (27%), la mancata precedenza al pedone sugli attraversamenti pedonali (3%), il comportamento scorretto del pedone (4%) e ulteriori cause (22%). I pedoni morti in incidenti stradali sono 667 (il 35% dei morti sulle strade urbane); l’80% di questi hanno un’età superiore ai 50 anni.

Gli effetti appena riassunti (elevato numero di feriti e morti, maggioranza di morti tra i pedoni di persone con oltre 50 anni, elevato numero di incidenti e morti sulle strade urbane) sono terrificanti se fossero concentrati in un unico paese; pensiamo a Castel Madama: in un anno se ne andrebbe più di mezzo paese. Invece queste vittime non producono scossoni perché sono diffuse su tutto il territorio nazionale.

Questo rapido quadro dovrebbe spingerci a eliminare le cause, o almeno le concause, degli incidenti e dei conseguenti infortuni con esiti più o meno nefasti.

Dovremmo curare le condizioni delle strade (fondo non sconnesso e aderente, segnaletica orizzontale e verticale in buono stato), indurre il rallentamento dei veicoli, proteggere gli anziani che utilizzano la strada (marciapiedi larghi, passaggi pedonali rialzati, visibili e protetti). A tutela degli anziani si deve considerare che garantire la loro mobilità pedonale significa, oltre che garantirne l’incolumità fisica, garantire la loro possibilità di mantenere rapporti sociali a tutto vantaggio della comunità.

L’istituzione del senso unico su via G. Marconi e l’installazione dei parapedoni sono due interventi che attuano la rimozione delle cause che provocano incidenti perché non richiedono segnaletica particolare per i diritti di precedenza, proteggono i pedoni dall’investimento e la restrizione di carreggiata induce il rallentamento della marcia. Questi provvedimenti hanno imposto un cambiamento di abitudini non accettato da alcuni.

Nell’assemblea tenutasi al Castello Orsini hanno fatto la voce grossa coloro che vogliono usare la macchina per tutto e che non sono disposti a percorrere, con la macchina, neanche 500 metri in più per fare benzina o caricare le borse della spesa. Solo una flebile voce ha evidenziato che percorrere a piedi, magari con una carrozzina, via Marconi con il doppio senso non è sicuro.

Altra strada insicura è via Discesa Empolitana. Le macchine transitano radenti ai portoni con il rischio di travolgere chi sta uscendo di casa. Le macchine parcheggiate costringono pedoni e vetture in transito ad utilizzare lo stesso spazio creando ansie e paure soprattutto nei più anziani.

Via Marconi e via Discesa Empolitana sono un esempio concreto di come le statistiche sugli incidenti e le vittime di incidenti sulla strada potrebbero aumentare: strade strette con pedoni e automobilisti a condividere lo stesso spazio, mancanza di strutture che rallentano la velocità di percorrenza, mancanza di attraversamenti pedonali protetti, elevata presenza di pedoni con oltre 50 anni. In questo quadro potenzialmente tragico nella nostra comunità prevale il diritto a muoversi in un centro storico, costruito per il transito di cavalli e muli, con macchine di qualsiasi dimensione con prevalenza assoluta sui pedoni.

La retromarcia ingranata dall’Amministrazione (speriamo sia veramente temporanea) cozza con il perseguimento dell’obiettivo primario di tutela della incolumità e della sicurezza delle persone in strada (rotatoria, marciapiedi, sistemazione dell’incrocio di via Caduti di Nassiriya e dell’ingresso di Colle Fiorito). Restano, inoltre, da realizzare ulteriori interventi su via Discesa Empolitana: dossi rallentatori, attraversamenti pedonali rialzati e l’installazione di parapedoni di fronte ai portoni di accesso ai palazzi.

Gli abitanti del centro storico devono affrontare un nodo spinoso: gli spazi in cui vivono non sono sufficienti a contenere il transito e i parcheggi per un così elevato numero di autoveicoli; le strade non si possono allargare a meno di demolire palazzi; non ci sono terreni per costruire parcheggi perché il centro storico è in cima ad una collina; costruire marciapiedi in parecchi casi significa eliminare parcheggi, anche se spesso sono abusivi. Il problema sembra senza soluzione.

I grovigli, tuttavia, si sbrogliano con calma. Comincerei con un limite di velocità a 30 Km/h, dossi rallentatori, parapedoni ovunque per poi passare ad un sistema di rilevazione e gestione automatica dei posti liberi e degli accessi.

Di fondo rimane una domanda: muoversi con la propria automobile per fare compere o altre cose è proprio l’unico modo di organizzare la nostra vita? E seppure lo fosse, questo prevale sul diritto dei pedoni a stare sicuri?

 
 
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