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8 novembre 1987: 21 milioni di italiani cacciarono dalla porta il nucleare.
23 anni dopo il governo Berlusconi lo fa rientrare dalla finestra.
23 anni fa il 70% dei cittadini, votando SI ai referendum sancirono l’abbandono, da parte dell’Italia, del nucleare come fonte di approvvigionamento energetico. Oggi è in atto un forte e disperato tentativo di cancellare quel risultato. Le firme per il disegno di legge di iniziativa popolare per le energie da fonti rinnovabile e il risparmio energetico è un no più forte al nucleare, perché dimostra che non ce n’è bisogno.
C’è ancora chi si attarda a pensare che questo governo non riuscirà a realizzare il nucleare e quindi se la prende con calma e sottovaluta l’avversario. In pochi giorni il nuovo Ministro per lo sviluppo, Romani, ha stanziato 2,4 milioni di euro per la costituenda Agenzia per la sicurezza e ha messo in moto la nomina dei suoi vertici. Senza l’Agenzia tutto è bloccato, ma con la sua costituzione il meccanismo si riavvia. I soldi sono pochissimi ma sufficienti per fare le nomine, infatti la struttura dell’Agenzia viene realizzata improvvisando, trasferendovi personale da Ispra e da Enea. In sostanza non si procede pensando a ciò che servirebbe, ma a ciò che è disponibile nelle strutture già esistenti: non sono previste risorse finanziarie né per assumere le competenze professionali necessarie, né per il funzionamento di una struttura di controllo come l’Agenzia per la sicurezza. Di conseguenza l’Agenzia sarà solo in grado di mettere i timbri di consenso sulle proposte che verranno, perché non avrà risorse umane e finanziarie per valutarle con l’attenzione che richiede una struttura delicata e complessa come una centrale nucleare.
Le Agenzie di Francia, Inghilterra e Finlandia (paesi nuclearisti) hanno dato lo stop ai lavori chiedendo modifiche molto rilevanti, ai costruttori francesi della centrale in Finlandia. La costituenda Agenzia per la sicurezza italiana, con le premesse di cui sopra, non avrà mai la forza di adottare un comportamento simile.
E non è che un aspetto del problema. Come evidenziato da una ricerca tedesca le leucemie nei bambini nei pressi delle centrali aumentano fino a tre volte e anche i lavoratori e gli abitanti vicini subiscono danni alla salute non solo quando ci sono incidenti, che pure restano un grande problema, ma anche durante il normale funzionamento di una centrale, per le radiazioni che emette.
E’ difficile capire perché Veronesi, un oncologo che ha speso tutta la sua carriera per la salute delle persone, oggi si lasci andare a oniriche dichiarazioni secondo le quali il nucleare attuale è sicuro. Per di più trascurando fatti di grande portata come il decommissioning (lo smantellamento di una centrale a fine corsa) e le scorie radioattive che durano per tempi lunghissimi e quindi gravano come una minaccia sulle future generazioni. Questi aspetti nefasti per la salute sono stati ben illustrati in due diverse puntate di Report, il programma tv di Milena Gabanelli, alcune settimane fa, ed è possibile rivederne i servizi sul sito www.report.rai.it.
Comunque, il governo Berlusconi tenta di rimettere in moto il progetto nucleare, confermando che la mole di affari che muovono le centrali nucleari è più forte di ogni ragionevolezza sui costi, che sono più alti delle fonti rinnovabili; sull’occupazione, che con le rinnovabili sarebbe almeno 15 volte il nucleare; sugli investimenti, che sarebbero minori con risultati migliori. La scelta nuclearista di Berlusconi, promessa ai suoi partner italiani e internazionali, non può lasciare tranquilli neanche in un clima pre-elettorale come l’attuale, perché se i provvedimenti attuativi della legge 99/2009 continueranno, come la costituzione dell’Agenzia, anche un governo a Camere sciolte potrà creare dei fatti compiuti che rendano sempre meno reversibile la scelta nucleare.
Per questo la raccolta delle firme a sostegno del disegno di legge di iniziativa popolare per le energie da fonti rinnovabile e il risparmio energetico è un no più forte al nucleare, perché dimostra che semplicemente non c’e n’è bisogno.
Mancano 5 settimane alla fine della raccolta delle firme, usiamole per dare il maggior slancio possibile a questa iniziativa, in particolare il 6/7 novembre quando verranno ricordate in 100 piazze d’Italia i referendum che hanno detto no al nucleare 23 anni fa con una maggioranza schiacciante.