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L’incontro del 28 ottobre in Provincia ha segnato una svolta nella controversia tra l’esigenza di rifornire i Castelli con nuovi prelievi di acqua dalla sorgente del Pertuso e la sopravvivenza dell’Aniene e dei suoi ecosistemi. Importante il ruolo svolto dai sindaci della valle, tra cui quello di Castel Madama e dal comitato Aniene.
La vicenda inizia nel 2002 quando l’allora Presidente del Consiglio Berlusconi dichiarò l’emergenza idrica per i comuni dei Colli Albani serviti dall’acquedotto del Simbrivio e nominò l’ingegner Massimo Sessa, Commissario a tale emergenza. Quest’ultimo dispose l’utilizzazione, in caso di necessità, di una preesistente condotta Enel usata a fini idroelettrici per convogliare 360 litri/secondo (l/s) di acqua dalla sorgente del Pertuso (sita nel Comune di Trevi nel Lazio) all’acquedotto del Simbrivio che inizia ad alcuni km di distanza.
Ma questa era una soluzione provvisoria. Quella definitiva prevede la realizzazione di un nuovo acquedotto da parte di Acea Ato 2 SpA per prelevare stabilmente dal Pertuso quantità d’acqua fino a 1000 l/s. Pertanto dal 2002 il decreto per l’emergenza idrica è stato prorogato di anno in anno per consentire al Commissario Sessa di esercitare i suoi poteri straordinari ai fini della costruzione di tale opera.
Questo progetto del Commissario è stato contrastato da subito dal Comitato per l’Aniene, costituito proprio nel 2002 da esponenti di associazioni ambientaliste di Roma, Tivoli, Castel Madama e Subiaco. Il Comitato denunciò immediatamente che togliere dal fiume un quantitativo così alto di acqua avrebbe causato la morte dell’Aniene, il cui livello dell’acqua negli ultimi decenni si era sempre più abbassato e in diversi tratti era già inferiore alle necessità di sopravvivenza degli ecosistemi.
Lo scontro tra queste due esigenze, trovò un primo momento di ricomposizione nella decisione della Regione Lazio del dicembre 2007, concordata con il Comitato Aniene e con i sindaci della valle, di istituire una Commissione tecnica consultiva sugli aspetti idrogeologici del Fiume Aniene, che valutasse lo stato di salute del fiume e stabilisse la quantità di prelievi da esso sopportabile.
Sulla base delle valutazioni di tale Commissione, la Giunta regionale approvò la deliberazione n. 386 del 22-5-2009 che stabilisce una serie di misure per la tutela delle risorse idriche dell’Aniene, tra cui il limite massimo di 360 l/s del prelievo di acqua dal Pertuso sopportabile dal fiume. Inoltre, nei mesi successivi, con le delibere di giunta n. 445 del 2009 e n. 248 del 2010, la Regione definì criteri d’uso più restrittivi delle ridotte risorse idriche dei Castelli, in modo da eliminare gli sprechi e favorire il risparmio di acqua potabile, anche contenendo l’eccessiva espansione demografica prevista dagli strumenti urbanistici dei comuni dei Castelli.
Nonostante questi provvedimenti tendenti a governare in modo equilibrato le risorse idriche della valle dell’Aniene e i consumi di acqua dell’area dei Colli albani, il Commissario per l’emergenza idrica, dall’alto dei suoi poteri straordinari, ha continuato l’iter per la costruzione dell’acquedotto per il prelievo dal Pertuso di 690 l/s, provocando la reazione del Comitato e dei sindaci della valle, in particolare di Trevi e di Castel Madama, che invia una lettera alla neo presidente della Regione Lazio affinché dia seguito alle deliberazioni sopra riportate.
In questo contesto si è inserita in modo efficace l’azione del presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, in qualità di Presidente della Conferenza dei sindaci dell’Ato 2, e dell’assessore all’ambiente Michele Civita, il quale ha mediato tra le parti e le ha riunite attorno ad un tavolo il 28 ottobre scorso. In questa occasione, davanti al Comitato per l’Aniene e ai sindaci di Trevi, Subiaco, Arsoli e Castel Madama, il Commissario straordinario Massimo Sessa e il presidente di Acea Ato2 SpA Sandro Cecili si sono impegnati a modificare il progetto di captazione delle acque dalla sorgente del Pertuso, riducendo il prelievo ad una quantità massima possibile di 360 l/s.
Come hanno sottolineato sia il Sindaco Salinetti che il Comitato per l’Aniene, questo impegno è un risultato importante che riconosce come l’acqua sia un bene comune e un diritto vitale e quindi va amministrata secondo principi di solidarietà per assicurare a tutti di goderne. Ma nello stesso tempo essa è una risorsa limitata e con caratteristiche proprie, quindi va rispettata la capacità rigenerativa delle sorgenti e il Deflusso Minimo Vitale necessario a garantire la sopravvivenza del fiume e dei suoi ecosistemi. Altrimenti si rischia che in pochi decenni l’acqua dei Simbruini, che da millenni disseta Roma e il suo hinterland a sud e ad est, si esaurisca.
Ora l’attenzione si sposta sui soggetti e sulle modalità dei controlli, su chi e come dovrà effettuare un costante monitoraggio dei prelievi e dello stato di salute delle sorgenti e del fiume. L’attenzione e l’impegno dei cittadini, delle associazioni e dei sindaci della valle dell’Aniene non deve venire meno. Anzi, forti del risultato ottenuto ora possono con più forza richiedere un ruolo importante nelle attività di controllo e anche nella promozione di un territorio ricco di qualità naturali, storiche e culturali che, come l’acqua, ha bisogno di uno sviluppo qualitativo, centrato sulle sue vocazioni, e non di subire una spoliazione dei suoi beni naturali e dei suoi giovani costretti all’emigrazione o al pendolarismo. Dalla lotta vincente in difesa dell’acqua dell’Aniene viene un incoraggiamento per rilanciare l’impegno per la rinascita della valle.
Angelo Moreschini