Torna in dietro

Il Parco archeologico-didattico di Castel Madama

di Angelo Moreschini, 2011

Il Piano integrato d’intervento approvato il 16 giugno scorso dal consiglio comunale di Castel Madama è stato finalmente inviato in Regione Lazio. Intanto sono iniziati i rilievi archeologici della Sovrintendenza. La risposta alla protesta scritta di alcuni residenti di Colle Passero.


Il Piano integrato prevede la realizzazione di un Parco a tema archeologico didattico nella striscia di terreno dell’Università Agraria che dall’accesso di Fonte Valle sulla S.P. Empolitana costeggia il fosso delle Scole. Il Parco prevede la ricostruzione, secondo i criteri dell’archeologia sperimentale, di cinque villaggi sorti nell’Italia centrale tra il 15 mila a.c. e il mille a.c.; la realizzazione di circa mille mq di tettoie in legno distribuite nell’area del parco per ospitare le attività didattiche e ricreative con le classi e le famiglie; un laghetto artificiale di circa mille mq per riprodurre l’ambiente palafitticolo. Le uniche strutture in muratura, edificate con materiali e tecniche eco-sostenibili sono: il ristorante bar di mq 350, ad unico piano parzialmente interrato nel pendio roccioso e dotato di un portico di 150 mq che guarda il parco; e il centro visita con reception, biglietteria, infermeria, servizi igienici, bookshop, sala guide e appartamento del custode, su due piani per un totale di 280 mq.
Il Piano integrato prevede inoltre un marciapiede di collegamento con l’abitato di Colle Passero lungo la S.P. Empolitana, un parcheggio ed un area a verde pubblico a servizio dei residenti della frazione stessa.

Basso impatto ambientale, alte potenzialità
Il Parco a tema verrà realizzato con un investimento di oltre 4 milioni di euro dalla società Archeopark, la quale, inoltre, verserà un canone annuo di 3.300 euro/ettaro all’Università Agraria per l’utilizzo di circa undici ettari di terreno di uso civico. L’area dell’Università Agraria destinata alle citate opere di urbanizzazione a favore della frazione di Colle Passero, circa mezzo ettaro, verrà acquistata dalla società Archeopark e ceduta al Comune di Castel Madama insieme alle opere realizzate.
Si è molto parlato e scritto negli ultimi tempi, vedi www.zizziripenne.it, delle grandi potenzialità di questo progetto, sulla base dell’analoga esperienza di Boario Terme che registra circa 90 mila visitatori l’anno. Il Parco di Castel Madama, data la sua collocazione geografica e il vasto bacino di utenza, ha potenzialità maggiori specie se sarà inserito in pacchetti turistici insieme a Roma, alle ville di Tivoli, ai monasteri di Subiaco, alla Mentorella e ai parchi naturali della Valle dell’Aniene. La Convenzione che la società lombarda ha sottoscritto con l’Università Agraria impegna l’Archeopark a utilizzare maestranze locali nella costruzione, gestione e manutenzione del Parco; a promuovere i prodotti tipici locali in appositi spazi dedicati all’interno del centro visite e nella ristorazione; a estendere le proprie attività didattiche e culturali al Bosco della Selva con i suoi sentieri archeo-naturalistici; al geo-sito delle “Vene”; al Casone (casale del ‘700 costruito dai Pallavicino), appena ristrutturato capace di ospitare circa trenta persone.
E’ evidente, quindi, che si tratta di un progetto a bassissimo impatto ambientale ma con enormi potenzialità, che potrebbe fungere da volano per il decollo delle attività economiche, culturali e ricreative legate ai terreni di uso civico dell’Università Agraria, dello sviluppo ecosostenibile di Castel Madama e della Valle dell’Aniene.

A che punto siamo
Dopo tre anni di studi di fattibilità, alla fine di un lungo iter amministrativo, il 16 giugno scorso il consiglio comunale di Castel Madama ha controdedotto le due osservazioni presentate dall’Associazione “Comitato art. 9 di Ciciliano” e da alcuni cittadini di Colle Passero, e approvato, con un solo voto contrario, il Piano integrato d’intervento per il Parco a tema archeologico didattico sui terreni collettivi dell’Università Agraria.
Solo il 16 settembre l’amministrazione Pascucci è riuscita a mettere insieme tutta la documentazione relativa al Piano integrato ed a trasmetterla alla Regione Lazio, per l’istruttoria conclusiva e l’autorizzazione dell’opera, il Piano ha già acquisito il pare positivo circa il vincolo idrogeologico e quello sismico.
Inoltre, mercoledì 21 settembre sono iniziati i rilievi archeologici da parte della Sovrintendenza del Lazio, diretti dal funzionario responsabile dell'intervento Zaccaria Mari, il quale, nel sopralluogo ricognitivo, svolto alla presenza dell’archeologo Ausilio Priuli di Archeopark e della giunta dell’Università Agraria, ha espresso grande apprezzamento per la qualità del progetto.
In prospettiva, ha aggiunto Zaccaria Mari, il Parco archeologico didattico di Castel Madama potrebbe avviare una proficua collaborazione sia con la Sovrintendenza, come punto di riferimento per il sistema museale del Lazio, sia con le diverse facoltà universitarie ospitando stage di formazione e ricerca per i futuri archeologi.
Restano da sciogliere alcuni nodi per l’avvio dei lavori.
Il primo riguarda il tempo che la Regione Lazio impiegherà per l’istruttoria del progetto. La normativa sul Piano d’intervento integrato prevede comunque una risposta entro quattro mesi dalla presentazione.
Il secondo riguarda gli interventi di adeguamento della sede stradale Empolitana, richiesti dal settore viabilità della Provincia di Roma. La previsione di traffico stimata dai progettisti del Parco e la conformazione del tratto di strada interessato comporta, secondo i tecnici della Provincia, la realizzazione di una terza corsia sulla S.P. Empolitana di circa cento metri in direzione Ciciliano, che permetta la decelerazione dei veicoli prima della loro immissione nella strada che porta al Parco. Si tratta di un’opera molto onerosa, che richiede l’acquisizione di altro terreno di uso civico e di una fascia di terreno privato. Sono in corso approfondimenti e valutazioni tecniche tra i progettisti di Archeopark e i tecnici provinciali.

Le ultime perplessità
Alcuni residenti di Colle Passero, estensori anche dell’osservazione al Piano d’intervento integrato respinta dal consiglio comunale, hanno espresso pesanti critiche sul Parco archeologico didattico. E’ comprensibile la loro preoccupazione rispetto alla perdita del “godimento esclusivo” di tale angolo di verde e agli eventuali disagi provocati dalla presenza del Parco. Ma non è accettabile che essa si concretizzi nella richiesta di respingere il progetto o di localizzarlo in un’altra area.
D’altronde due diversi consigli di amministrazione dell’Università Agraria e due diversi consigli comunali, eletti in differenti tornate elettorali, hanno ritenuto e ritengono che tale progetto risponda meglio di ogni altro alle peculiarità delle nostre terre civiche e alla loro potenzialità di creare beneficio economico, sociale e culturale. Ciò significa che la realizzazione del parco tematico è percepita dalla cittadinanza e da tutti gli schieramenti politici come una sana opportunità: non una scelta speculativa o di parte, ma una scelta che premia l’interesse generale della nostra comunità.
I residenti di Colle Passero vorrebbero il mantenimento dello status quo senza tener conto sia della necessità che ha la comunità locale di utilizzare le terre di uso civico per migliorare le proprie condizioni di vita, sia del fatto che quell’area è stata e sarà sempre più oggetto di pressioni per la sua trasformazione. Il problema che i cittadini e gli amministratori hanno davanti è scegliere quale sia il progetto che valorizzi le terre civiche in termini sociali culturali e economici e, nello stesso tempo, mantenga le qualità storiche e ambientali dei luoghi e consenta il godimento dei diritti di uso civico. La risposta è che il Parco archeologico didattico è il progetto che meglio risponde a queste esigenze di conservazione e valorizzazione. Quindi il problema non è se fare o meno il Parco, ma di entrare nel merito del progetto, conoscerlo e, se si evidenziano criticità, proporre interventi che le riducano il più possibile.

Il pascolo…
Nell’articolo apparso sul periodico XL dell’8 settembre 2011 i firmatari, abitanti di Colle Passero, ravvisano una contraddizioni tra l’operato dell’Università Agraria e quello dell’amministrazione comunale, confrontando un documento dell’Università Agraria del 2002 con le controdeduzioni approvate dal consiglio comunale del 16 giugno 2011. Tali contraddizioni sono infondate.
Non è vero che per realizzare il Parco a tema l’Università Agraria viene meno alla sua finalità istituzionale, che secondo gli estensori sarebbe esclusivamente l’allevamento del bestiame, perché il terreno concesso all’Archeopark riguarda non “una vasta porzione” di territorio dell’Università Agraria ma appena 11 degli oltre 750 ettari di uso civico.
L’impegno dell’Università Agraria verso le attività di uso civico relative al pascolo, che è solo uno dei suoi compiti istituzionali, non viene assolutamente meno con la realizzazione del Parco a tema. L’Ente in questi ultimi dieci anni ha effettuato sull’intero territorio opere di “miglioramento pascolo” per un valore di circa mezzo milione di euro: ha rinnovato le recinzioni, ha diviso il pascolo in “quarti”, ha costruito rimesse per la cattura del bestiame, ha operato spietramento, decespugliamento e semina per circa cento ettari, ha svolto un diradamento selettivo del bosco funzionale anche al pascolo. Tutto questo in piena coerenza con quanto riportato proprio da chi scrive sulla “Relazione Informativa” del 2002.
Queste opere hanno un duplice obiettivo: stimolare gli operatori locali verso una zootecnia di qualità e arginare il progressivo inaridimento del pascolo, fenomeno presente in alcune zone del territorio. Una di queste zone è proprio quella di Colle Passero, come le altre raggiungibile dagli allevatori con i mezzi agricoli con cui vi trasportano ogni giorno fieno, e dove il bestiame viene lasciato stazionare anche l’inverno, invece di essere rimesso nelle stalle, col risultato di non permettere un sufficiente rinnovo del manto erboso. Da ciò l’effettivo “degrado” di cui parla la “controdeduzione” presa artatamente a spunto nell’articolo dei residenti di Colle Passero per sostenere la tesi secondo cui, con la finta scusa del “degrado naturale” dell’area si localizza il Parco in un luogo ameno. Il problema del degrado del pascolo invece esiste, come le cause che lo generano, ma in limitate e precise aree del territorio e non è per tale motivo che il Parco sorgerà in quell’area.

Il monumento naturale…
Un altro preciso dovere dell’Ente è quello di promuovere lo sviluppo dei valori ambientali e naturalistici delle terre civiche al fine di favorire il progresso civile, sociale ed economico della cittadinanza.
Le amministrazione comunali, l’attuale come la precedente, sono del tutto concordi con l’indirizzo che il Consiglio d’amministrazione dell’Università Agraria si è dato in materia di fruizione turistica del territorio collettivo. Insieme all’amministrazione Salinetti è stato redatto e proposto in Regione Lazio un progetto per l’istituzione del Monumento Naturale del Bosco della Selva (istruttoria completata, fascicolo giacente da due anni sul tavolo del Presidente Polverini per la firma del decreto istitutivo). Anche su questo i residenti di Colle Passero mistificano.
In primo luogo il Parco tematico non rientra affatto nel perimetro del Monumento Naturale. In secondo luogo l’area del Parco archeologico didattico e il Bosco della Selva rientrano entrambi nella ben più ampia “Area di Ripopolamento Fauna Selvatica” - circa 900 ettari all’interno della quale è vietata la caccia e abbraccia i comuni di Castel Madama, Ciciliano e Sambuci –. Essi non presentano tra di loro alcuna incompatibilità, perché ciascuno rispetta le finalità di valorizzare e proteggere le valenze storiche, naturali e faunistiche presenti.

Reversibilità degli interventi
Proteggere e valorizzare sono due azioni che spesso si contrappongono nell’amministrare, ad ogni livello. Ma per un territorio come il nostro, un uso civico pieno di storia e di natura a due passi da Roma, è d’obbligo tenerle sempre insieme.
Le amministrazioni dell’Università Agraria negli ultimi 15 anni hanno dimostrato di riuscire nell’impresa. Prima di trovare la strada giusta che portasse ad una prospettiva di occupazione e di fruizione culturale e sociale del suo territorio – ristrutturazione del Casone, istituzione del Monumento Naturale, realizzazione dell’impianto fotovoltaico Esua e infine il Parco archeologico didattico – hanno rifiutato altre proposte. Guarda caso tutte localizzate nell’area di Colle Passero e tutte attratte dalla posizione strategica rispetto all’autostrada A24.
Le amministrazioni dell’ente hanno nel tempo respinto con fermezza i progetti per un impianto di preselezione di rifiuti indifferenziati e una cava di breccia, che certo valorizzava le valenze geologiche dell’area, tanto che le avrebbe mangiate da Colle Passero alle Tre Fonti.
Interventi allettanti per i profitti e i posti di lavoro derivanti da essi, ma che sarebbero stati inconciliabili con la qualità ambientale e con la vita dei residenti di Colle Passero, che avrebbero anche subìto una perdita di valore delle loro abitazioni. Inoltre, tali interventi sarebbero stati “irreversibili”, avrebbero stravolto per sempre la natura dei luoghi. Il Parco a tema, invece, quando un giorno chiuderà, restituirà, con semplici interventi, il territorio integro come lo ha trovato.
Ma nel caso non si realizzi il Parco chi ci assicura che quelle proposte non vengano ripresentate? Sembra che la cava presso Riofreddo stia per esaurirsi… Se così sarà speriamo ci siano cittadini e amministratori che, a un certo tipo di “sviluppo”, sappiano ancora dire di no!

Confrontiamoci nel merito
Penso che gli amministratori dell’Università Agraria abbiano assolto bene il loro dovere indirizzando gli investimenti della società Archeopark sul territorio dell’Ente e non altrove, in modo da ottenere vantaggi per la loro comunità.
Ritengo utile, e quindi lo propongo, un incontro pubblico nella sede dell’Università Agraria, alla presenza dell’archeologo Ausilio Priuli, del sovrintendente ai beni archeologici del Lazio Zaccaria Mari e di altri esperti al fine di avere un confronto nel merito del progetto del Parco archeologico didattico con quanti, in particolare gli abitanti di Colle Passero, hanno ancora delle perplessità su di esso.

*vicepresidente Università Agraria di Castel Madama

 
 
Copyright 2009 - 2010